Monica Capurro
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“Tabernacoli dell’onesto piacere”, così Borzini definiva le osterie genovesi in uno dei suoi cantici sulla genovesità. Se dovesse transitare dalle parti dell’ Antica Osteria della Foce, ritroverebbe le stimmate laiche di quell’antica concretezza in un divenire di gusti e qualità che deve anora trovare il suo punto d’approdo ma che sta solcando i mari delle delizie palatali.
Ricerche di gusti e di abbinamenti che ben riflettono il carattere di Monica “Fumetta” Capurro, dove il virgolettato è un segnale dell’irrequietezza gastronomica della titolare che, insieme al marito Andrea Giachino, ha rilevato questo antico angolo di buone qualità trasformandolo in un locale in continua ascesa.
In occasione della nostra visita abbiamo ordinato un assaggio degli antipasti tipicamente genovesi e quindi panissette, frittelle, torte salate e farinata che, al menù,viene realizzata in variegate declinazioni tutte interessanti a livello di proposta.
Giudizio assolutamente positivo per l’esordio con le torte salate proposte in un mix assai intrigante da podio assoluto.
Frittelle e panissa dalla morbida croccantezza e senza fastidioso olio in abbondanza.
Farinata, con la variabile mandorle a renderla curiosa. Un mix complesso, non facile da domare, nella scelta degli abbinamenti: migliorabile dal punto dell’equilibrio nelel cotture.
Come primo ci sono state servite delle succulente pappardelle con stoccafisso dove l’infarinatura della pasta faceva da supporto essenziale ad un sugo agile ma quantomai gradevole ed equilibrato.
Uno stop e una standing ovation. Sapevamo che Monica Capurro è sommelier competente ed appassionato e che ci saremmo trovati di fronte a circa 300 etichette con cui confrontarci, ma di assaggiare un antico Razzese, un Rossese bianco, non pensavano o, forse, non speravamo: siamo stati accontentati. Il Rossese bianco
Ma di più, visto che il secondo assaggio ha riguardato un vino che Monica Capurro aveva già avuto modo di raccontari proprio in uno dei suoi interventi su Zena a toua: il Sentè. U Sentè
Grande attenzione ai vini e, non a caso, due sono i sommelier in sala a garantire come per i vini ci sia una cura che ha pochi competitori i su tutto il territorio genovese.
Il dolce, che abbiamo accompagnato con un passito di produzione ligure, è stata una Sacripantina di grande delicatezza e di perfetto amalgama senza fastidiose prevalenze di granulosità zuccherine.
In sostanza, una visita di grandissima soddisfazione in un locale elegamente sobrio dove la cortesia èvalore sincero. Equlibratissimo il raporto qualità prezzo, tenuto conto che si può andare alla ricerca di abbinamenti di vino sulla base di una carta scelta e curata con una territorialità rispettata nella essenza, capillare per quanto riguarda la Liguria.
Antica Osteria della Foce
Via E. Ruspoli 72r.
Tel 010.5533155
“Tabernacoli dell’onesto piacere”, così Borzini definiva le osterie genovesi in uno dei suoi cantici sulla genovesità. Se dovesse transitare dalle parti dell’ Antica Osteria della Foce, ritroverebbe le stimmate laiche di quell’antica concretezza in un divenire di gusti e qualità che deve anora trovare il suo punto d’approdo ma che sta solcando i mari delle delizie palatali.
Ricerche di gusti e di abbinamenti che ben riflettono il carattere di Monica “Fumetta” Capurro, dove il virgolettato è un segnale dell’irrequietezza gastronomica della titolare che, insieme al marito Andrea Giachino, ha rilevato questo antico angolo di buone qualità trasformandolo in un locale in continua ascesa.
In occasione della nostra visita abbiamo ordinato un assaggio degli antipasti tipicamente genovesi e quindi panissette, frittelle, torte salate e farinata che, al menù,viene realizzata in variegate declinazioni tutte interessanti a livello di proposta.
Giudizio assolutamente positivo per l’esordio con le torte salate proposte in un mix assai intrigante da podio assoluto.
Frittelle e panissa dalla morbida croccantezza e senza fastidioso olio in abbondanza.
Farinata, con la variabile mandorle a renderla curiosa. Un mix complesso, non facile da domare, nella scelta degli abbinamenti: migliorabile dal punto dell’equilibrio nelel cotture.
Come primo ci sono state servite delle succulente pappardelle con stoccafisso dove l’infarinatura della pasta faceva da supporto essenziale ad un sugo agile ma quantomai gradevole ed equilibrato.
Uno stop e una standing ovation. Sapevamo che Monica Capurro è sommelier competente ed appassionato e che ci saremmo trovati di fronte a circa 300 etichette con cui confrontarci, ma di assaggiare un antico Razzese, un Rossese bianco, non pensavano o, forse, non speravamo: siamo stati accontentati. Il Rossese bianco
Ma di più, visto che il secondo assaggio ha riguardato un vino che Monica Capurro aveva già avuto modo di raccontari proprio in uno dei suoi interventi su Zena a toua: il Sentè. U Sentè
Grande attenzione ai vini e, non a caso, due sono i sommelier in sala a garantire come per i vini ci sia una cura che ha pochi competitori i su tutto il territorio genovese.
Il dolce, che abbiamo accompagnato con un passito di produzione ligure, è stata una Sacripantina di grande delicatezza e di perfetto amalgama senza fastidiose prevalenze di granulosità zuccherine.
In sostanza, una visita di grandissima soddisfazione in un locale elegamente sobrio dove la cortesia èvalore sincero. Equlibratissimo il raporto qualità prezzo, tenuto conto che si può andare alla ricerca di abbinamenti di vino sulla base di una carta scelta e curata con una territorialità rispettata nella essenza, capillare per quanto riguarda la Liguria.
Antica Osteria della Foce
Via E. Ruspoli 72r.
Tel 010.5533155
Oggi vi do qualche brevissima informazione su un vino poco conosciuto nel genovesato se non dagli addetti ai lavori . Un vino poco offerto, purtroppo, dai ristoratori liguri; spesso dimenticato o messo in disparte a favore dei più conosciuti Bianchetta, Pigato o Vermentino: parliamo dello Cimixia.
Sulle tracce di questo vitigno, mi viene segnalato l’agriturismo “U Cantin” a San Colombano Certenoli. Qui ci arrivi seguendo una strada davvero tortuosa e ariceverci c’è Domenico che, insieme alla moglie Maria Teresa e ai due figli, segue la crescita di questo vitigno raro producendone un vino bianco, uno rosso e un passito straordinario e sorprendente. Mi racconta che questo vitigno fu recuperato grazie ad un progetto della Comunità Montana della Valfontanabuona, poi naufragato per questioni burocratiche e attualmente continuato in maniera indipendente da lui e da altri quattro vignaioli della zona. La sua vigna, fatta esclusivamente di Cimixià, produce poco, circa 1000 bottiglie, anche a causa della sua delicatezza e del suo acino a buccia molto sottile che, anticamente, veniva usato esclusivamente come “migliorativo” della Bianchetta o del Vermentino. Ovviamente a tavola i calici non mancano e, accantonato un rosso che proprio non è nelle mie corde, degusto un ottimo bianco ( il Sentè) dal colore giallo paglierino, fruttato, in continua evoluzione come mi dice lui, con delle note molto eleganti di frutti (mela e pere), fiori bianchi (sambuco) e note vegetali di fondo. Esprime senza dubbio freschezza e calore sostenuto anche da una buona sapidità e mineralità. La persistenza è discreta. Ma devo dire che vengo attratta nella degustazione finale del suo passito “Maccaia”, davvero sorprendente ed inaspettato.
Vino dal bel colore ambrato con qualche tratto ramato. Decisamente intenso, persistente e fine, un tripudio di fiori appassiti, di albicocca, miele di castagno, erbe aromatiche liguri. Al palato risulta dolce ma non stucchevole, è fresco, sapido e caldo con un bel corpo. E’ persistente e lascia in bocca un retrogusto dolce-amaro assai piacevole; da non abbinare necessariamente ad un dolce, ma anche da degustare a fine pasto alternandolo alle chiacchiere con gli amici.Quello proposto è giovane, ma lascia intendere che si può aspettare un grande futuro evolutivo se lasciato qualche anno su uno scaffale in attesa di essere aperto. Oltre al vino vi lascio anche l’appunto che “U Cantin” è un piccolo agriturismo dove poter mangiare con un menù fisso a €28 esclusi i vini. La cucina è buona, ma forse troppo semplice e con una presentazione davvero essenziale. Fatta ovviamente con il fresco prodotto della loro terra e cucinato tutto al momento: piccoli flan di verdure, ravioli con verdure, testaroli al pesto,polletto alla griglia, arrosto, patate e insalata. Dolci semplici come il salame di cioccolato, la panna cotta e la torta di mele. Vale la pena andarci per portare a casa un pò di vino, ma già che siete stati temerari ad arrivarci, dopo tutte quelle curve, restate per un pranzo e fate dunque poi un bel carico di vino bianco e passito da condividere con gli amici nelle serate del prossimo inverno.
Rossese bianco
Antea – Tenuta Anfosso
Uve Rossese bianco 100%
Gradazione: 13°
Uno dei vitigni autoctoni più antichi della Liguria era il Razzese Bianco, oggi chiamato Rossese Bianco. Dal colore giallo dorato, presenta aromi intriganti di cedro, mango e limonella che regalano un’ottima complessità aromatica.
In bocca ha una spiccata sapidità minerale con ottima freschezza su note floreali con finale ammandorlato.
La beneficienza servita nel piatto, è questa l’ultima delle trovate di Monica “Fumetta” Capurro, titolare dell'”Antica osteria della Foce” che ha pensato, e pensato bene, di passare all’azione confezionando, tra un manicaretto e l’altro che serve nel suo locale, dei pupazzetti natalizi che poi mette in vendita al prezzo di 10 euro: il ricavato andrà all’AISM (Associazione italiana sclerosi multipla).
<<L’idea nasce in modo un po’ bizzarro -racconta Monica Capurro sul suo profilo Facebook – perchè avevo preparato questi pupazzetti per i nostri tavoli: in pochi giorni me ne sono sparti almeno un paio>>. Da cosa nasce cosa e, visto che i pupazzetti avevavno destato tanto interesse <<Ho pensato di prepararne parecchi, di indicare con un biglietto che sono in vendita a scopo benefico – chiarisce la titolare dell'”Antica osteria della Foce”- Così vedremo se tanto interesse si tramiterà in qualcosa di positivo in favore di chi si occupa di cose così importanti>>. Dei qo euro del prezzo dei pupazzetti, Monica speiga bene che tratterrà i 4 euro delle spese vive ed il resto andrà, appunto , a scopo benefico.
Pare proprio che l’iniziativa stia riscuotendo un buon successo tanto che <<La bustina dei soldi destinata ad AISM si sta riempendo>> sottoline Monica Capurro che, innamoratissima del suo lavoro e del suo locale, non perde giorno per intervenire sul social a commentar ele varie vicende di viat vissuta tra i tavoli e la gente.
<<Chi fosse interessato a prenotare un pupazzetto lo può fare anche telefonando allo 010-5533155>> ci ricorda Monica che spera proprio che questa iniziativa possa godere delle migliori fortune. E Zena a Toua con lei.
Un classico: magari con una striscia di focaccia. E’ la Bianchetta di Pino Gino, da uve Bianchetta Colore giallo paglierino più o meno carico.
Il profumo è fine, fruttato, di mela renetta e lievi sentori di campo e muschio. È’ secco, sapido, di discreta persistenza, morbido, di facile beva. Non è un vino complesso ed è adatto a tutto pasto. Soprattutto, è adattissimo alla nostra cucina ligure
Ieri i ho scritto le mie “36 righe” raccontandovi del primo metodo classico tutto genovese creato da Andrea Bruzzone, lo Janua. Stamattina pensavo che è troppo facile pensarlo abbinato al nostro classico pandolce, al canestrello o a qualche dolcetto di pasticceria secca. Rivoluzioniamo un pó il concetto di classico abbinamento e trasformiamo questo metodo classico non in un piacevole e usuale fine pasto, bensì in un cocktail per dare il benvenuto agli amici che vorranno iniziare così la più lunga serata dell’anno con noi. Perché dunque non provarlo in un cocktail champagne che per l’occasione facciamo diventare Januacocktail, Genoacocktail o Mc Cocktail? Che poi Mc cocktail sta per metodo classico cocktail o, se volete, Monica Capurro cocktail…
Si, avete letto bene.. Trasformiamo lo champagne cocktail inventato nel 1889 a New York in un cocktail dal carattere tutto genovese e dall’orgoglio prepotentemente nostrano. Allora: prendiamo una zolletta e bagnamola nell’angostura bitter e mettiamola sul fondo del calice di servizio. Poi versiamo nel calice 2cl di brandy e 8 cl di Janua metodo classico facendo attenzione a non rovinare la zolletta che si scioglierà lentamente sorso dopo sorso. Non resta che prendere il calice e offrirlo man mano agli amici che arriveranno a cena, iniziando così, in maniera inusuale la lunga serata che ci porterà alle porte di questo nuovo anno tanto atteso.Che i festeggiamenti abbiano inizio!
Chiudo l’anno come tanti di voi, con un bel brindisi fatto di tante bollicine e belle speranze per l’anno che verrà.
Dedico queste ultime 36 righe dell’anno alle “nuove” bollicine di Andrea Bruzzone, viticoltore e produttore, proprietario di un’enoteca a Bolzaneto,molto conosciuto, stimato ed apprezzatissimo nel settore.
Le sue bolle nascono dopo l’estate, con la presentazione a dicembre di “Janua” il primo spumante DOC genovese. Un progetto nel quale ha creduto fino da subito e al quale ha dedicato moltissimo del suo tempo, dedizione, studio e ricerca. Andrea lo ha creato anche in concomitanza del suo 25° anno di attività come viticoltore e produttore. Quindi doppio festeggiamento.
Due dati tecnici veloci: questo spumante è fatto con uve certificate Doc raccolte da produttori di vino tra Sant’Olcese e Serra Riccò, imbottigliato poi nei primi di marzo. E’ un bianco da uve Mostarino selezionate (uva molto diffusa intorno alla città di Bobbio; regala un vino dolce ottenuto dalla filtrazione del succo in sacchi di juta. La sua produttività contenuta fa supporre una buona potenzialità enologica, anche se ancora da valutare e definire). Molto interessante però è lo storico di questo vino: i contadini dell’entroterra preparavano queste uve alla spumantizzazione, che veniva imbottigliato con la luna di marzo, per usarlo poi per i festeggiamenti del Natale.
Naturalmente Andrea Bruzzone ne ha affinato il carattere e le potenzialità con la ricerca e lo studio e regalandoci un buon prodotto di territorio da aprire con gioia la sera dell’ultimo dell’anno e rimanere anche con la bollicina nella nostra amatissima liguria.
Quindi cin-cin e buone bollicine a tutti!